Diventare editori? Come funziona il mestiere dell'editore e come avviare una piccola casa editrice
Scrittori emergenti che sperano di pubblicare il libro della vita, appassionati di letteratura, giovani (e meno giovani) che sognano di stampare il frutto della propria passione. Il mondo dell’editoria ha, almeno dall’esterno, il fascino romantico fatto del profumo della carta appena stampata e della magia delle parole.
Sono quasi 3.000 le case editrici italiane, ma solo poco più di 1.000 hanno un piano editoriale e una presenza organizzata sul mercato.
I titoli “commercialmente vivi” nelle librerie italiane sono oltre 700.000. Un mondo di libri quindi, e una miriade di case editrici, per la maggior parte piccolissime e sconosciute ai più.
Ma non ci si deve lasciare ingannare dalle apparenze: aprire una casa editrice che non fallisca nel giro di pochi mesi è affare serio. Servono soldi, una buona conoscenza del mercato, competenze specifiche, collaboratori seri e affidabili. Tutte cose che non si improvvisano, ma che vanno pianificate con cura. Vediamo quindi quali sono le tappe più importanti da affrontare per chi decide di diventare editore.
Il piano editoriale
Che cosa vogliamo pubblicare? Narrativa, poesia, saggistica, fumetti, libri per bambini o tutto questo insieme? (opzione, questa, del tutto sconsigliabile: meglio puntare su una nicchia, un settore ben specifico e limitare qui la nostra presenza, pena la mancata identificazione del pubblico ed una scarsa visibilità della nostra piccola (magari piccolissima) realtà.
Quanti titoli all’anno? E con quali tirature? Per rispondere, oltre a immaginare la nostra casa editrice ideale, occorre conoscere il mercato, studiare i concorrenti e individuare una nicchia che ci consenta di vendere i nostri libri. Per chi è alle prime armi è consigliabile frequentare un corso mirato all’apertura di una casa editrice. Di corsi ce ne sono diversi, spesso organizzati dalle case editrici. Anche l’Associazione italiana editori organizza corsi per aspiranti editori e rappresenta un punto di riferimento anche per avere maggiori informazioni sui passaggi successivi.
Le procedure amministrative
La seconda cosa da fare è individuare il tipo di società che fa per noi: ditta individuale, cooperativa, società per azioni o a responsabilità limitata. Non esiste una forma societaria ideale, ma occorre saper individuare quella più adatta ai nostri scopi. Per far questo bisogna prima definire il piano editoriale e farsi consigliare da un professionista, sentendone anche più d’uno, in modo da raccogliere diversi pareri e valutare al meglio. Trovare un buon commercialista di fiducia, che si occuperà anche della parte fiscale della società, è la tappa successiva.
Dopo aver creato la società occorre recarsi in Prefettura e iscriversi nel Registro degli Editori e Stampatori. Il passo seguente è la Camera di commercio a cui bisogna comunicare l’avvio della nuova attività, pagando una quota annuale. I tempi per ottenere le iscrizioni possono essere lunghi, ma una volta presentate le domande, è possibile cominciare a lavorare grazie ai numeri di protocollo delle domande d’iscrizione presentate.
Ora che la casa editrice esiste si comincia a entrare nel vivo, ma le cose da fare sono ancora tante.
La distribuzione
Nota dolente, ma dalla quale dipenderà la riuscita o meno del nostro progetto. La distribuzione nazionale per un editore appena nato è praticamente irraggiungibile. Nel migliore dei casi occorrerà affidarsi ad un distributore regionale, o locale.
Trovati i possibile distributori, dovrete sceglierne uno e firmare il contratto (che prevede che al distributore andrà una percentuale tra il 40 %e il 55% del prezzo di copertina del libro) e affidarsi a lui.
Solo le grandi case editrici, infatti, posso contare su una propria rete di promozione e distribuzione. I medi, e soprattutto i piccoli, devono per forza affidarsi a un’agenzia.
Alcuni piccoli editori preferiscono crearsi una propria rete di poche, fedeli librerie con cui lavorano direttamente ed il resto della copertura la fanno tramite internet.
Questa è una buona idea. Tenete presente però una cosa importante (che impedisce, di fatto, il fai-da-te agli autori): per distribuire tramite internet (tramite negozi on line o librerie virtuali) è indispensabile il codice ISBN. Questo vale anche per distribuire i libri nelle librerie e punti di vendita tradizionali.
L’ International Standard Book Number (Isbn - www.isbn.it) è la carta d’identità di un libro, e lo identifica a livello internazionale in modo univoco e duraturo.
L’Aie spiega che l’Isbn serve a “gestire efficacemente gli ordini e le rese librarie; compilare e aggiornare banche dati bibliografiche, quali ad esempio il Catalogo dei libri in commercio; evitare errori e disguidi nell’inventariare i volumi, sia nei magazzini che nelle librerie”.
I codici Isbn si possono acquistare a blocchi, sul sito www.isbn.it, gestito dall’Aie. Per ottenerli ci vogliono 15-20 giorni.
La tipografia
Scelta altrettanto importante è quella della tipografia. Digitale o offset, a seconda delle esigenze, che riguardano le tirature, la qualità di stampa che si vuole ottenere, il tipo di prodotto. Quella della tipografia è una scelta che va fatta con cura, perché il rapporto con il tipografo è fondamentale. Qui, sia per ottenere una resa ottimale, ma anche per abbattere i costi, occorrerà mettersi d’accordo su parecchie cose: il tipo di prodotto che verrà fornito al tipografo (sarà già pronto per la stampa o no?) - In che supporto sarà fornito? - In quanto tempo volete ottenere il prodotto? - Su quale carta?
Nella scelta, occorre anche tener presente che una tipografia vicina alla sede della nostra azienda, ci consentirà di verificare rapidamente e di persona le prove di stampa e seguire il lavoro di persona per un piccolo editore può essere importante, per essere certi di ottenere la qualità di stampa desiderata.
I collaboratori
Infine occorre scegliere le persone che parteciperanno alla nostra impresa. Una casa editrice, infatti, è fatta da tante figure professionali che hanno competenze specifiche e dalle quali non si può prescindere. Inizialmente si possono cercare collaboratori che coprano più di un ruolo (ma i “tuttofare”, anche se economici, difficilmente hanno competenze specifiche in tutto).
Le figure indispensabili sono: il grafico, che si occuperà delle copertine, delle bruchures e, talvolta, delle illustrazioni. Poi serve un impaginatore, e qui spesso i grafici sono in grado di ricoprire entrambi i ruoli.
Il direttore editoriale, che cura la produzione vera e propria, così come i rapporti con distributore e tipografia. Questo ruolo, in una piccola casa editrice, è spesso ricoperto dall’editore stesso.
Servirà poi almeno un correttore di bozze, per l’editing dei testi, e diversi (più sono meglio è) lettori che aiutano l’editore nella selezione dei volumi da pubblicare. Questi possono essere collaboratori esterni alla vostra impresa, ma meglio evitare rapporti occasionali. Anch’essi devono essere scelti con cura, tra persone affidabili sulle quali poter far conto.
Infine un sito web è ormai indispensabile per una casa editrice. Servirà quindi un web master per realizzarlo, e un redattore (magari lo stesso correttore di bozze) che si occupi dell’aggiornamento dei contenuti. Per la promozione dei libri e delle iniziative correlate è praticamente indispensabile un responsabile del marketing, così come una segretaria per rispondere alle chiamate , fissare gli appuntamenti, curare i rapporti con i fornitori. Infine un contabile, per tenere i conti in ordine. Molto spesso sarà lo stesso segretario di redazione a occuparsi anche della contabilità.
E non è ancora finita. Prima di partire con la nostra produzione e dare inizio all’avventura, ci vorrà una sede, almeno due-tre computer di cui uno abbastanza potente per impaginare i testi, una stampante, un fax e un telefono per fissare gli appuntamenti e tenere i contatti. Costi fissi che, insieme a quelli per il personale, quelli per la tipografia e quelli per la distribuzione, all’inizio sarà difficile ammortizzare.
Senza dimenticare gli autori, a cui va riconosciuto un diritto d’autore compreso tra il 4 e il 10% , (ma che oggi. sempre più spesso, non ricevono nulla o, addirittura “pagano” per pubblicare, acquistando in anticipo una grossa parte dei libri che verranno pubblicati, coprendo di fatto le spese di pubblicazione e, talvolta, anche l’utile dell’editore).
Un’impresa non proprio alla portata di tutti, ma quando si insegue un sogno, talvolta, buttarsi è l’unico mezzo per sapere se funzionerà oppure no.
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